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I frutti più coltivati d’Italia


L'Italia, nonostante non ce ne rendiamo conto, è un paese a vocazione agricola. La maggior parte della produzione come è facilmente intuibile è concentrata nel Sud dell'Italia. I primi tre gruppi di frutti sono i seguenti

  1. Uva da vino

  2. Frutti Oleosi (olive, cocco e palma da olio)

  3. Agrumi


L'uva da vino

In tutto il mondo esistono migliaia di vitigni diversi. Solo in Italia le varietà di uve da vino iscritte al Registro nazionale delle varietà di vite sono circa 500. Alcuni vitigni sono presenti ovunque, mentre altri si trovano solo in certe aree o in specifiche regioni.

Le qualità di uva italiane sono molteplici, e le caratteristiche di gusto, dolcezza, colore e forma dell’acino dipendono davvero da moltissimi fattori, dalle condizioni ambientali e climatiche, fino alla qualità del suolo in cui vengono coltivate. Molto spesso alcune tipologie di uva sono il frutto di una selezione genetica operata dai coltivatori per rispondere alla domanda del mercato. La prima vera distinzione che va fatta è tra uva da tavola ed uva destinata alla produzione dei vini; nel primo caso la si lascia crescere sul ramo e l’acidità caratteristica viene sostituita dagli zuccheri dati dalla piena maturazione. A questo punto si passa alla selezione in base al colore: uva bianca, rossa e nera.

Prima di addentrarci nelle molteplici selezioni e tipi di uva è utile ricordare i benefici di questo frutto già coltivato dai romani, che lo avevano soprannominato “il nettare degli dei”.

Fonte di fibre, l’uva è un frutto antiossidante. concorre alla riduzione del rischio di comparsa del cancro e alla riduzione del colesterolo “cattivo”. Il suo contenuto di vitamina B2 svolge un ruolo importantissimo nel metabolismo energetico delle cellule. Perciò, contribuisce alla produzione di ormoni, alla crescita e alla riparazione dei tessuti e alla creazione dei globuli rossi.

Nonostante tutte le sue qualità nutrizionali, l’uva è un frutto molto dolce che dovrebbe essere consumato con moderazione. In effetti, il suo alto contenuto di zucchero lo colloca in cima alla classifica dei frutti più energici e più calorici.


Frutti Oleosi


Il frutto oleoso più importante in Italia è sicuramente l'oliva. Si stima che ci sono più di 500 varietà (cultivar) : leccino, casaliva, pisciottana, coratina, moraiolo biancolilla, frantoio, taggiasca, moresca, carolea e molte altre ancora; ciascuna di essa con caratteristiche, gusto e utilizzo diverse che variano da Regione a Regione, ma più precisamente, da luogo a luogo. Negli altri paesi come la Francia, la Grecia e la Spagna ne possiedono molto meno: 50-70 al massimo, di cui solo 6-10 sono realmente diffusi. In Italia abbiamo più di 500 varietà, di cui quasi quattrocento iscritte ufficialmente nello schedario oleicolo Italiano, capaci di produrre un’infinità di olive d’eccellenza, moltiplicate poi per il numero infinito dei microclimi e qualità dei terreni, ci rende, indiscutibilmente e senza dubbio, i soli protagonisti qualitativi del mercato oleario mondiale.

Si contano circa 250 milioni di piante (oliveti italiani), molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente.

L’Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine.


Agrumi


L'Italia è il terzo Paese del Mediterraneo per produzione di agrumi e il dodicesimo a livello mondiale. Nonostante le superfici coltivate calino, si registra una crescita della produzione, trainata soprattutto da Sicilia e Calabria. Aumentano invece le superfici coltivate a regime biologico. In crescita anche l'export, mentre si contraggono le importazioni.


Produzione mondiale di agrumi. Italia al terzo posto tra i Paesi del Mediterraneo

Secondo i dati del Faostat, aggiornati al 2016, la produzione mondiale di agrumi si attesta sulle 146 milioni di tonnellate, in crescita dell'1,1% rispetto al 2015 e del 6,2% rispetto al 2014. A guidare la classifica dei Paesi produttori è la Cina con quasi 38 milioni di tonnellate prodotte, seguita dal Brasile (19,5 milioni di ton), dall'India (12 milioni), dal Messico (8 milioni) e dagli Stati Uniti (7,5 milioni). Spostando lo sguardo sui Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo troviamo al primo posto la Spagna con poco meno di 7 milioni di tonnellate di agrumi prodotte nel 2016, in costante aumento dagli anni Sessanta, seguita dall' Egitto (4,8 milioni di ton),dall' Italia (circa 2,5 milioni) e dal Marocco (due milioni). Per quanto concerne la produzione e le superfici nazionali, i dati più aggiornati (Istat, 2017) fotografano una Italia le cui superfici in produzione sono in flessione, passando da 141mila ettari nel 2016 a circa 138mila nel 2017, con un calo del 3%. La produzione complessiva di agrumi però non accenna a calare, anzi aumenta del 6% rispetto all'anno precedente, arrivando a quasi 2,9 milioni di tonnellate. A trainare questa crescita è l'aumento della produzione di agrumi nelle regioni meridionali quali Sicilia (12,6%) e Calabria (9,5%). Sicilia e Calabria sono anche le regioni in cui si producono più agrumi, nello specifico 1,6 milioni di tonnellate nella prima e 765mila tonnellate nella seconda. A seguire troviamo Puglia (193mila ton), Basilicata (112mila) e Sardegna (73mila). L'Italia, anche se non primeggia quantitativamente, primeggia qualitativamente, poichè le arance italiane, principalmente quelle siciliane, vengono maggiormente esportate all'estero come frutta da tavola di alta qualità.

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